Genova. Attraverso gli stretti vicoli, lungo le cornici di stucco, sopra le teste di cariatidi e Atlanti, сon il bel tempo svolazzano al vento i pantaloni e le camicie dai colori più vividi. E tutto questo contrasta con il colore della casa in qualche modo inspiegabilmente: se il muro è di colore arancione, allora appenderanno gli stracci rossi, blu e verdi, se é blu - quelli bianchi, gialli e viola, in ogni caso, niente tinta unita... interessante, come lo fanno?
La lunghezza del cavo su cui si può asciugare al sole i vestiti freschi, è un'occasione di orgoglio e concorrenza. La mia amica mi ha raccontato che una volta il loro telefono è andato in tilt, perché una fragile e intelligente vecchia signora, che abitava nella casa accanto, era riuscita a utilizzare il loro cavo telefonico per asciugare i suoi pantaloni di pizzo e tovaglie ricamate. Un'altra volta ho visto con i miei occhi la corda da bucato legata alla mano libera di un bassorilievo della Madonna. Con l'altra mano la Madonna, come previsto, teneva il bambino.
Il più preoccupato riguardo a questa abitudine era, non ci crederete, Silvio Berlusconi. Si dice che quando venne ricevuto al G8 di Genova, abbia fatto appello ai genovesi di rimuovere la biancheria intima dalle corde delle finestre in quanto la loro vista, disonorava il paese. Al che gli abitanti, orgogliosi e memori di essere appartenuti ad una delle più potenti repubbliche marinare, hanno invece esposto su tutte le corde tutti i loro pantaloni e le mutande più variopinte che avevano in maniera che fossero visibili a tutti. Di fronte al Palazzo Ducale, dove si teneva il summit del G8, in una piccola stanza con terrazzo viveva un professore dell'Università degli Studi di Genova. Esattamente prima dell'inizio del summit il professore ha appeso meticolosamente tutto ciò che aveva trovato di più colorato proprio davanti alle finestre della sala conferenze.
Certo del fatto che sarebbe apparsa subito la polizia con l'ordine di fargli rimuovere le mutande dalla terrazza, per non offendere la vista gli occhi degli illustri ospiti. Il professore, naturalmente, non ne ha convenuto: "Le mutande sono mie, la terrazza è mia, dove sono quelle leggi che mi proibiscono di asciugare le mie mutande sulla mia terrazza privata?" Dopo molte controversie l'intimo è stato rimosso, ma il giorno dopo c'era già della biancheria intima multicolore e sulle facciate, dove nessuno aveva panni stesi ad asciugare. Beh, in effetti: asciugare il pulito - questo non è che lavare i panni sporchi in pubblico!
La possibilità di utilizzo delle facciate per la propria espressione politica è quasi illimitata. Per esempio, durante l'invasione americana in Iraq, tutti i dissidenti appreso alle loro finestre le bandiere arcobaleno con la parola "Pace". Lo slogan sembra abbastanza decente e la maggior parte delle bandiere sono ancora appese. Sono sbiadite al sole con il tempo, e non è più chiaro cosa ci sia scritto, ma sono ancora esposte.La lunghezza del cavo su cui si può asciugare al sole i vestiti freschi, è un'occasione di orgoglio e concorrenza. La mia amica mi ha raccontato che una volta il loro telefono è andato in tilt, perché una fragile e intelligente vecchia signora, che abitava nella casa accanto, era riuscita a utilizzare il loro cavo telefonico per asciugare i suoi pantaloni di pizzo e tovaglie ricamate. Un'altra volta ho visto con i miei occhi la corda da bucato legata alla mano libera di un bassorilievo della Madonna. Con l'altra mano la Madonna, come previsto, teneva il bambino.
Il più preoccupato riguardo a questa abitudine era, non ci crederete, Silvio Berlusconi. Si dice che quando venne ricevuto al G8 di Genova, abbia fatto appello ai genovesi di rimuovere la biancheria intima dalle corde delle finestre in quanto la loro vista, disonorava il paese. Al che gli abitanti, orgogliosi e memori di essere appartenuti ad una delle più potenti repubbliche marinare, hanno invece esposto su tutte le corde tutti i loro pantaloni e le mutande più variopinte che avevano in maniera che fossero visibili a tutti. Di fronte al Palazzo Ducale, dove si teneva il summit del G8, in una piccola stanza con terrazzo viveva un professore dell'Università degli Studi di Genova. Esattamente prima dell'inizio del summit il professore ha appeso meticolosamente tutto ciò che aveva trovato di più colorato proprio davanti alle finestre della sala conferenze.
Certo del fatto che sarebbe apparsa subito la polizia con l'ordine di fargli rimuovere le mutande dalla terrazza, per non offendere la vista gli occhi degli illustri ospiti. Il professore, naturalmente, non ne ha convenuto: "Le mutande sono mie, la terrazza è mia, dove sono quelle leggi che mi proibiscono di asciugare le mie mutande sulla mia terrazza privata?" Dopo molte controversie l'intimo è stato rimosso, ma il giorno dopo c'era già della biancheria intima multicolore e sulle facciate, dove nessuno aveva panni stesi ad asciugare. Beh, in effetti: asciugare il pulito - questo non è che lavare i panni sporchi in pubblico!
L'accordo o il disaccordo in una democrazia si possono esprimere quanto si vuole, in ogni caso questo non fa seguito a nulla. L'esperienza democratica suggerisce che le diverse marce di protesta che si susseguono ed i vari dissidenti, possono solo aumentare il prezzo di queste persone e marce. Così facendo, le persone cammineranno per le strade, appenderanno bandiere, ma alla loro "vox populi" nessuno presterà alcuna attenzione. Almeno, all'indirizzo di coloro ai quali l'espressione di volontà popolare era destinata. Forse questo è un notevole risparmio nel bilancio dello stato: se non ferma le marce, non disperde i dimostranti, non toglie le "mutande" altrui. Arriverà la pioggia e il proprietario le mutande le toglierà da solo. Perché si deve inseguire qualquno? Soprattutto per le sue mutande...
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